Negli anni successivi, si armano altre spedizioni parziali, e per la prima volta le colonne francesi traversano l'altipiano, sommettono le tribù dei monti Aures, e s'affacciano al gran deserto. Alla fine del 1847 anche Abd-el-Kader, il leone del deserto, ridotto agli estremi, respinto dal Marocco, circondato dal generale Lamoricière, si abbandona «alla parola della Francia», e le insurrezioni di cui era l'anima cessano quasi del tutto o diventano parziali e brevi.
Non si creda che subito dopo la sommissione di Abd-el-Kader il dominio francese in Algeria pigliasse il carattere d'un possesso pacifico. La necessità di assicurare i confini, di guarentire i commerci, di prevenire le insurrezioni, il succedersi di queste, e le condizioni generali del paese costrinsero i coloni a rimanere quasi sempre coll'armi al braccio. Nel 1856 l'insurrezione della Kabilia fu severamente repressa; l'anno dopo il maresciallo Randon compiva la conquista di questo territorio, innalzando la bandiera sulle vette più eccelse del Giurgura, dove neppure i Turchi erano riusciti a penetrare.
Nel 1864 insorsero i Flittas del Tell e gli Uled-sidi-sceik del Sahara d'Orano; ma la più terribile rivolta scoppiò nel 1871, quando tutti gli Arabi del sud d'Algeri e di Costantina impugnarono le armi, quando i dintorni di Batna, Setif, Scerscell, furono devastati, assediati Suk-Harras, Borgi-Bu-Arerizi, Dellis e il Forte nazionale, e fu distrutto Palestro, con grande strage degli abitanti, quando i ribelli entrarono nella Mitigia e s'avanzarono fino all'Alma, a 37 chilometri da Algeri.
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