La stessa politica piena di riserve, di paure, di ritegni, contraria all'emigrazione verso l'Algeria, continuò ad inspirare per molti anni anche la condotta dell'Impero. Così nel 1855 vi erano in Algeria soltanto 150,000 Europei, perchè dopo la pace l'aumento loro era stato anche minore. Dal 1840 al 1845 la colonia europea aveva ricevuto un contingente annuo di 13,493 persone; nel quinquennio successivo l'ebbe solo di 5,929. Quando fu creato il Ministero speciale per l'Algeria v'ebbe un nuovo sviluppo che durò due anni, e per virtù del quale, nel 1861, la popolazione europea era di 192,745 persone, e alla fine del 1864 raggiungeva i 235,570. È una cifra rispettabile, quale furono ben lungi dal raggiungere in egual tempo altre colonie e la stessa Australia; ma sarebbe stata assai maggiore se tutti i Governi, specie l'imperiale, non avessero quasi costantemente impacciata l'immigrazione con decreti espliciti, con regolamenti minuziosi, con precauzioni esagerate, le quali riuscirono a deviare la grande corrente che vi si sarebbe recata ed a distogliere dai possedimenti francesi una attenzione che riuscì poi difficile costringere a fissarvisi un'altra volta.
Da principio un'altra cagione s'aggiunse ad impacciare l'immigrazione, la grande mortalità degli Europei. Durante venti anni gli economisti avevano forte argomento per dubitare dell'avvenire della colonia; i fatti erano tali da dare ampia ragione ai profeti di sventura. Dalla conquista alla fine del 1862 la colonia civile europea ebbe 62,768 morti e solo 44,800 nati.
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