Quando era necessario combattere, mettevano al retroguardo le donne, le tende, le mandre; chiudevano nei solchi a pochi noti i grani e l'orzo, i soli prodotti del paese, e, protette così le ricchezze loro, partivano. Tale era l'ordinamento degli Arabi, erranti per natura, incapaci di porre ferma stanza, proclivi alla guerra perciò che nulla avevano da perdere o poco assai. Venuti i Francesi, la lotta è stata lunga, acerrima; ma a poco a poco anche gli Arabi si pacificarono. Si convinsero che la Francia era più forte, che la loro soggezione era scritta. Forse alcuni, iniziati alla civiltà europea, compresero ancora che v'era una forma di dominio diversa dai loro ideali, il dominio del progresso e della civiltà, il dominio degli interessi che si sviluppano, dei bisogni che aumentano, dell'attività che consente di soddisfarli. Allora incominciarono a modificare le loro abitudini nomadi, a stringere qualche rapporto colla terra, a coltivare più estesi tratti del suolo, e ne tolsero un aumento di risorse e quindi di ricchezza generale, spingendo il Governo e più l'opinione a progressi maggiori.
Le colture agricole del paese vennero migliorate e si svilupparono rapidamente le nuove. La vigna dà già prodotti eccellenti, e si capisce l'entusiasmo dei coloni per i grappoli dorati. Un ettaro coltivato a vite, fino alla piena produzione costa 3,000 lire, compreso tutto quanto è necessario alla coltivazione, alla vinificazione ed alla sorveglianza. E poichè dà un reddito medio di 1,250 lire, e le spese non sorpassano le 450, resta un beneficio netto di 800 lire, qualcosa come il 26 %, cioè il 20 %, e tenendo anche conto dei casi fortuiti.
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