La superficie di questo sciot è più alta delle acque del Mediterraneo, avendo da metri 15,52 a 31,45 di altezza, con una conformazione generale a guisa di conca. Appena al principio dello sciot el-Gharsa, a 143 chilometri dal mare, troviamo un livello più basso; questo sciot rimane inferiore al livello del mare su tutta la sua lunghezza, che è di 74 chilometri. Un lieve rialzo lungo intorno a un chilometro, lo separa dagli sciot Bu Duil e el-Asludi, che continuano a uno o due metri sotto il livello del mare, mentre il piccolo istmo di Kambut li separa dallo sciot Bu Qeçiba. Con questo incomincia un dedalo di minori bassure già unite al Melrir, le quali si mantengono costantemente inferiori al livello del mare, sino a una profondità di 24 metri. La superficie dei due sciot el-Gharsa e Melrir, e dei minori che ne dipendono è di 8,000 chilometri quadrati. Lo sciot el-Gierid sovrasta alquanto al livello del mare, ma nei punti dove fu scandagliato dal Tissot prima, poi dal capitano Roudaire e da altri, si è constatato che sotto alle incrostazioni saline c'è dovunque acqua o terra acquitrinosa, in guisa da poter ritenere che immettendosi una rapida e poderosa corrente, si avrebbe qualche metro d'acqua, sufficiente ad inondare gli altri sciott algerini, che sono, come s'è detto, molto più bassi.
Nel 1873-74 il capitano Roudaire aveva condotto sul confine algerino una campagna geodetica, constatando il grande avvallamento di quella regione. Dall'alto del Gi-Amar-Rhaddu egli vide lontano, verso oriente, la vasta superficie del Melrir, e notò sulle carte quella serie di bassifondi appena indicati, che prolungavansi fino al mare.
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