L'isolamento nel quale s'erano ridotti, l'ignoranza e le contese degli Stati cristiani, la scarsa coscienza ch'era in ciascuno delle proprie forze, tutto porgeva alimento alle loro imprese. Tunisi era, tra quei nidi di predoni, il più celebre, la patria naturale o putativa di ladri, pirati, corsari, streghe, rinnegati, di tutta quanta la bohéme dei tempi di mezzo. Carlo V aveva occupato solo la Goletta; Don Giovanni d'Austria tenne per breve tempo anche Tunisi, che fu tolta alla Spagna dai Turchi. Allora appaiono i primi bey, con un Ibrahim, di Rodi, portato sugli scudi da una rivolta militare. Rinnegata la supremazia della Porta, la Tunisia si costituì in repubblica indipendente, governata da un divano di trecento bey, o piuttosto dai giannizzeri. Corsero pochi anni, ed Osmano, distrutto il divano, dispersi i giannizzeri, dava al paese, se non una costituzione di Stato, che a rigore nessuno, dove imperi suprema legge il Corano, può avere mai, un cotale ordinamento militare, con un bey, che doveva più tardi usurpare il potere supremo, come i maestri di palazzo, che furono poi i Carolingi. Alla dignità di sovrani si eleggevano audaci e fortunati corsari, uomini rotti alla rapina e alle stragi, e non è a meravigliarsi se gli annali del paese sono tuttodì sozzi di sangue. Il successore di Mahmud, che nel 1684 si era proclamato primo sultano di Tunisi, fu ucciso dal nipote Murad bey, strozzato a sua volta da Ibrahim el Scerif, decapitato da Hassan ben Aly, il quale veniva scacciato dal nipote, che moriva più tardi strangolato: un riflesso delle stragi domestiche del Corno d'Oro, come si vede in ogni Stato musulmano.
| |
Stati Goletta Don Giovanni Austria Tunisi Spagna Turchi Ibrahim Rodi Porta Tunisia Osmano Stato Corano Carolingi Mahmud Tunisi Murad Ibrahim Scerif Hassan Aly Corno Oro Stato
|