Fin dal 1706 i bey trovaronsi ridotti ad uffici municipali, ombre vane, messe a morte ogniqualvolta ricordavano l'antica potenza. Sotto il secondo bey, la Francia tentò di affermare a suo favore una cotale supremazia, a paragone delle altre nazioni cristiane rappresentate in Tunisia, quando il console Gauthier ricusava egli solo di baciare la mano al pascià, il che poi fu costretto a fare con maggiore scorno, se pur volle risparmiare a sè ed ai connazionali peggiori danni. La guerra di Alì bey colla Francia, che fu chiusa colla pace del 1770, contribuì vieppiù ad alienare gli animi da uno Stato che comprendeva allora così poco il valore dei possedimenti coloniali, sebbene il Choiseul consigliasse di abbandonare altrui i lontani per dominare più facilmente nel ricco bacino del Mediterraneo. Invece gli Italiani continuavano a godere nella Reggenza speciali favori, e Châteaubriand, visitando Tunisi, quando Hamuda pascià era all'apogeo della sua potenza, scrive «ch'egli parla correntemente e molto volontieri italiano». Quando impone a Venezia una di quelle indennità che per altri Stati erano diventate consuetudini, la vecchia repubblica invoca gli antichi patti, e non tollerando di farlo indarno, illumina come di un ultimo raggio il proprio tramonto con gli incendi portati dalle flotte di Emo e di Condulmero su tutte le città del litorale.
Hamuda pascià visse, del resto, in buoni rapporti colle Potenze europee, tutto inteso ad assodare la propria autorità, minacciata dalle congiure, e verso il 1811 anche da una formidabile insurrezione, che ebbe termine colla distruzione di tutti i giannizzeri e colla scomparsa degli ultimi avanzi dell'autorità del bey.
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