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      S'aggiunga che le principali case commerciali e bancarie della colonia europea sono italiane: i Ravasini, i Fedriani, i Guttierez, i Bensasson, i Peluso, i Cesana, i Vignale, i Cardoso di Susa, ed altri molti. La Francia non vi aveva, nel 1880, alcuna ditta importante, fuor d'alcune che avevano assunto grandi opere pubbliche. Così le scuole italiane sono di gran lunga le più frequentate, e lo meritano per il buon ordinamento, per le cure che la colonia loro consacra, e per il largo concorso del Governo italiano.
      Nondimeno, l'Italia risorta a nazione vi si trovò terza fra le altre, dopo la Francia e l'Inghilterra. La Francia influente a Tunisi per il vicinato dell'Algeria, per le offerte fatte al bey all'epoca della conquista, per le relazioni di commercio, ma più che tutto per la protezione degli interessi della Chiesa cattolica ad essa affidati, vi aveva avuto una serie di consoli veramente capaci, come Matthieu de Lesseps, Léon Roches, De Bellecour ed altri, ed inviate esplorazioni scientifiche con grande apparato e non minore fortuna, come quelle del Guérin e del Beulé. L'Inghilterra veniva seconda, per la sua grande potenza marittima, per i suoi estesi interessi commerciali in tutta l'Africa, ma sopratutto perchè ad essa incombe la protezione dei Maltesi, la parte più attiva e numerosa della colonia italiana; che anzi, perchè la diversità del culto non le scemi influenza, manda per lo più a Tunisi un console cattolico. La Sardegna aveva ben provveduto a mantenere il filo delle antiche tradizioni, ed il conte di Cavour vagheggiava certo uno sviluppo dei patrii commerci, quando, fin dal 1851, avviava con tanto ardore le nostre relazioni postali colla Reggenza, spingendo fino a Tunisi i viaggi che la Compagnia Rubattino faceva tra Genova e Cagliari, e mettendo a sua disposizione un vascello della reale marina, la Gulnara, perchè cotesto prolungamento non venisse indugiato.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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