Io son di parere che vi avrebbon fatto sopra un fondamento grandissimo e, con vanagloriosa burbanza raccontandola, avrebbon poscia esclamato:
Così per gli gran savi si confessaChe la Fenice muore e poi rinasce.
Quindi si sarebbon forse messi a quell'incredibil cimento tentato fin ad ora da più d'uno, siccome io già bugiardamente ascoltai ragionare. Ma non merita il conto l'affaticarsi per confutar le ridicolose ciance di costoro, imperocché, come disse Marziale,
Turpe est difficiles habere nugas,
Et stultus labor est ineptiarum.
E tanto più che il celebratissimo padre Atanasio Chircher nel libro undecimo del Mondo sotterraneo ha nobilmente confutata, e con sodezza di ragioni, la follia del parabolano Paracelso, il quale empiamente volle darci ad intendere una ridicolosa maniera di generare gli omiciatti nelle bocce degli alchimisti. Rimango bene molto più scandalizzato di alcuni altri, che sopra somiglianti menzogne gettano i fondamenti e le conghietture di quell'altissimo misterio nella fede cristiana della resurrezione de' corpi alla fine del mondo. Il greco Giorgio Pisida si fu uno di costoro, esortando a crederla coll'esempio della Fenice, ed il famosissimo e celebratissimo signor de' Digbì col rinascimento de' granchi dal proprio lor sale con manifattura chimica preparato e condotto. Ah che i santi e profondi misteri di nostra fede non possono dall'umano intendimento essere compresi e non camminano di pari con le naturali cose, ma sono speciale e mirabil fattura della mano di Dio; il quale, mentre che venga creduto onnipotente, l'altre cose tutte facilissimamente e a chius'occhi creder si possono e si debbono; e credute a chius'occhi più s'intendono: onde quel gentilissimo italiano poeta cantò:
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