Quattuor eximios praestanti corpore tauros,
Qui tibi nunc viridis depascunt summa Lycaei,
Delige, et intacta totidem cervice iuvencas.
Quattuor his aras alta ad delubra dearumConstitue, et sacrum iugulis demitte cruorem,
Corporaque ipsa boum frondoso desere luco.
E appresso:
Post, ubi nona suos, aurora induxerat ortus,
Inferias Orphei mittit, lucumque revisit.
Heic vero subitum ac dictu mirabile monstrumAdspiciunt, liquefacta boum per viscera toto
Stridere apes utero et ruptis effervere costis,
Immensasque trahi nubes, iamque arbore summaConfluere et lentis uvam demittere ramis.
E pure non molti versi avanti detto avea che necessario era eleggere un luogo murato e coperto:
Exiguus primum atque ipsos contractus ad ususEligitur locus; hunc angustique imbrice tecti
Parietibusque premunt arctis, et quattuor addunt,
Quattuor a ventis obliqua luce fenestras.
Ma Iuba, re della Libia, appresso Fiorentino, nel quintodecimo libro degli Ammaestramenti dell'agricoltura, attribuiti all'imperadore Costantino Pogonato, voleva che si rinchiudesse il vitello in un'arca di legno, se bene il soprammentovato Fiorentino pare che non l'approvi; anzi, con l'opinione di Democrito e di Varrone, attenendosi al detto di Virgilio, afferma che questa faccenda far si dee in una stanza fabbricata a posta per quest'effetto, e n'insegna il modo minutamente di giorno in giorno dal principio insino al fine; quindi soggiugne che la plebe delle pecchie nasce dalle carni del toro, ma che i re s'ingenerano e nel cervello e nella spinal midolla, ancorché quegli del cervello sieno maggiori, più belli e più forti.
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