Ma del numero de' giorni ne' quali resta compiuta l'opera, egli è molto lontano da quel che ne scrisse Virgilio, il quale ne assegnò nove; ed egli arriva sino al numero di trentadue; e Gio. Rucellai nel suo gentilissimo poemetto dell'Api, senza farne menzione, sotto silenzio gli passa, ancorché tutto quanto questo magistero diffusamente descriva:
Ma però s'elle ti venisser menoPer qualche caso, e destituto fossi
Dalla speranza di poter averneD'alcun luogo vicino, io voglio aprirti
Un magistero nobile e mirandoChe ti farà col putrefatto sangue
Da i morti tori ripararle ancora,
Come già fece il gran pastor d'Arcadia
Ammaestrato dal ceruleo vate,
Che per l'ondoso mar Carpazio pasceGli armenti informi de le orribil foche:
Perciò che quella fortunata genteChe beve l'onde del felice fiume
Che stagna poi per lo disteso pianoPresso al Canopo, ove Alessandro il grande
Pose l'alta città ch'ebbe il suo nome,
La quale ha intorno sé le belle villeChe la riviera de le salubri onde
Riga e le mena le barchette intorno;
Questo venendo lunge fin da gl'Indi,
Ch'hanno i lor corpi colorati e neri,
Feconda il bel terren del verde Egitto
E poi sen' va per sette bocche in mare.
Questo paese adunque intorno al Nilo
Sa il modo che si dee tener chi vuoleGenerar l'api e far novelli esami.
Primieramente eleggi in picciol loco,
Fatto e disposto sol per tale effetto,
E cingi questo d'ogni parte intornoDi chiusi muri, e sopra un picciol tetto
D'embrici poni, ed indi ad ogni facciaApri quattro finestre che sian vòlte
A i quattro primi venti, onde entrar possa
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