Sia com'esser si voglia, che io tra queste suddette favole novero ancora quell'altra, che le vespe e i calabroni riconoscano il loro nascimento da alcune maniere di carni putrefatte, ancorché dal consenso universalissimo d'infiniti autori venga affermata per vera ed infallibile.
Antigono, Plinio, Plutarco, Nicandro, Eliano ed Archelao citato da Varrone, insegnano che le vespe abbiano origine dalle morte carni de' cavalli. Virgilio lo confessa non solo delle vespe, ma ancora de' calabroni. Ovidio, tacendo delle vespe, fa menzione de' calabroni solamente:
Pressus humo bellator equus crabronis origo est.
Tommaso Moufeto riferisce che dalla carne più dura de' cavalli nascono i calabroni, e dalla più tenera le vespe. Ma i greci chiosatori di Nicandro attribuiscono cotal virtude non alla carne, ma alla pelle, con questa condizione però, che il cavallo sia stato morso ed azzannato dal lupo. Giorgio Pachimero afferma che non dalla pelle, né dalle carni, ma dal solo cervello nascono le vespe; e il Lando fa nascere i calabroni dal cervello dell'asino. Ma Servio gramatico, sconvolgendo ogni cosa, disse che da' cavalli nascono i fuchi, e da' muli i calabroni, e dagli asini le vespe; e quanto alle vespe Isidoro si ristrigne al solo cuoio dell'asino; e pure Olimpiodoro, Plinio, il Cardano, il Porta vogliono che dall'asino prendano il nascimento i fuchi, gli scarafaggi, e non le vespe; ed Oro, nel capitolo ventesimoterzo del secondo libro de' Geroglifici, parla delle vespe nate dalle carni del coccodrillo; e Antigono, nel capitolo ventesimoterzo delle Storie maravigliose, ebbe a dire che dal coccodrillo non le vespe, ma gli scorpioni terrestri spontaneamente nascono.
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