In quel tempo io volli medesimamente vedere come nel ventre della madre avanti al parto questi insetti si stessero: perloché ne sparai molte e trovai diverso il loro numero, ma però mai minore di venzei né maggiore di quaranta; e stanno tutti attaccati insieme in una lunga filza, vestiti di una sottilissima e quasi invisibile membrana, dentro alla quale si veggono benissimo distinti e separati per un ristrignimento simile ad un sottilissimo filo ch'ella fa tra l'uno scorpione e l'altro. Con questa occasione io mi accorsi non esser vero quel che Aristotile ed Antigono Caristio raccontano, che le madri sono ammazzate da' nati figliuoli; né quel che scrisse Plinio, che i figliuoli sono tutti dalla madre uccisi eccetto che uno, il quale, più scaltrito degli altri, si salva sopra il dorso di essa madre, ponendosi in luogo dove non possa esser ferito né dal morso né dal pungiglione della coda; e questo dappoi, vendicatore de' fratelli, ammazza la propria genitrice. Osservai se dopo questa prima figliatura, passati alcuni giorni, altri scorpioncini dalla stessa madre fossero partoriti, conforme racconta il Rodio essergli intervenuto che ne vide gran numero della grandezza de' lendini; ma io, per qualsisia diligenza, non potei mai imbattermi a vedergli, e di più, avendo aperto il ventre a molte femmine pregne, non vi ho mai trovato altro che quella bianca filza di scorpioncini tutti di ugual grandezza e sempre quasi dello stesso numero da venzei, come dissi, a quaranta; può nulla di meno essere avvenuto che quelle che io avea per le mani avessero fatte per lo passato molte altre figliature, e che io sempre mi fossi imbattuto nell'ultima, che perciò lascio a ciascuno la libertà di credere in questo ciò che più gli sia per essere a piacere.
| |
Aristotile Antigono Caristio Plinio Rodio
|