Alcuni giorni dopo, ne feci far molti e molt'altri esperimenti, tenendo le mosche e più breve e più lungo spazio di tempo nell'acqua, ora ghiacciata, or col suo freddo naturale ed or tiepida, or lasciandole galleggiare, or per forza tenendole sott'acqua; onde in fine appresi che, quando elle son affogate da vero, a nulla è lor profittevole la forza e la potenza del sole; per lo che non so come creder si possa a Columella, il quale riferisce che le pecchie ritrovate morte sotto i favi, e conservate così morte tutto l'inverno in luogo asciutto, ritornano in vita se, allora quando coll'equinozio comincia a tornar la temperie dell'aria, si espongano al sole impolverate colla cenere di legni di fico. Io non l'ho esperimentato, ma parmi cosa lontana da ogni credere.
Torno alle mosche nate dal tonno; queste, siccome tutte l'altre, subito che scappano fuori del guscio cominciano a sgravarsi delle naturali immondizie del ventre, cagionate credo dal cibo che presero quando erano in forma di vermi; e tanto più perché in quel tempo nel quale son vermi non ho mai veduto che gettino escrementi di sorta alcuna. Campano dopo il nascimento, chiuse ne' medesimi vasi ne' quali son nate, quattro o cinque giorni al più senza mangiare; il che non è fuora dell'ordinarie regole della natura.
Cosa più stravagante mi pare che i ragni nati ne' vasi chiusi dall'uova de' ragni possano vivere tanti mesi senza apparente cibo. Io avea il dì cinque di luglio fatto rinchiudere un ragno femmina in un vaso di vetro serrato con carta; osservai che il giorno dodici dello stesso mese avea sul foglio, che copriva il vaso, dalla parte di sotto fabbricato un certo lavorio di sua tela, in foggia di mezzo guscio di nocciuola rotonda attaccato intorno intorno nel mezzo del foglio; e dentro alla cavità di questo lavoro, chiamato da Aristotile seno orbiculato, si vedeano trasparire moltissime uova bianche perfettamente rotonde, e grosse non più de' granelli del panìco: da queste uova il giorno ultimo di agosto cominciarono a nascere altrettanti piccolissimi e bianchi ragni, che subito nati dieron principio a gettare qualche filuzzo di tela, il che fu osservato ancora da Aristotile, che disse: peda de euthys, kai aphiesin arachnion.
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Columella Aristotile Aristotile
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