A Plotino ed agli altri suddetti filosofi gentili si accostarono Giovanni Veslingio e Tommaso Campanella, con molti altri moderni, tra' quali l'eruditissimo nostro Imperfetto, dico il Signor Priore Orazio Ricasoli Rucellai, ne' suoi maravigliosi Dialoghi dell'anima fa parlare altamente Vincenzio Mannucci, e con ragioni laudevoli, a favore di questa opinione, per prova della quale non vi addurrò qui, secondo il detto di Plinio, che alcuni follemente si facessero a credere che Pittagora comandasse l'astenersi dalle fave perché in quelle si ricoverassero l'anime de' morti; né meno vi dirò di questo legume la favolosa virtude scritta ne' libri filosofici manuscritti che van sotto nome d'Origene, dove s'afferma che Zareta, filosofo di nazione caldeo e maestro di Pittagora, dicesse che le fave macerate al sole rendevano un non so quale odore, simile a quello dell'umana semenza, e che quando ell'erano fiorite, se si rinchiudevano in un vaso sepolto sotto la terra, dopo non molti giorni si sarebbono trovate avere la vergognosa effigie di quella parte femminile che, per nativa modestia, dalle donne più d'ogn'altra si cela, e che poscia averebbero acquistata la figura del capo di un fanciullo; io non vi scrivo qui le precise greche parole di Origene, o d'Epifanio che si sia l'autore di que' libri, perché, se ne avrete curiosità, le potrete vedere nell'erudite osservazioni fatte sopra Laerzio Diogene da quel grandissimo e gentilissimo letterato, e nostro comune amico e accademico, Egidio Menagio.
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