Per prova parimente della suddetta sensibilità delle piante, non fia che vi rammenti i virgulti di Tracia animati dallo spirito del morto Polidoro, né meno i giardini di Alcina mentovati dall'Ariosto, né le boscaglie inventate dal Boiardo e dal Berni; né vi ridurrò alla mente nel secondo girone dell'Inferno quell'orribil selva, della quale il nostro sovrano Poeta:
Però disse 'l maestro, se tu tronchiQualche fraschetta d'una d'este piante,
Li pensier ch'hai si faran tutti monchi.
Allor porsi la mano un poco avante,
E colsi un ramuscel da un gran pruno;
E 'l tronco suo gridò, perché mi schiante?
Da che fatto fu poi di sangue bruno,
Ricominciò a gridar, perché mi scerpi?
Non hai tu spirto di pietade alcuno?
Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi;
Ben dovrebbe esser la tua man più pia,
Se state fossim'anime di serpi.
Come d'un stizzo verde ch'arso siaDall'un de' capi, che dall'altro geme
E cigola per vento che va via,
Così di quella scheggia usciva insiemeParole e sangue; ond'i' lasciai la cima
Cadere, e stetti come l'uom che teme.
Imperocché queste, a prima giunta considerate e senza molto inoltrarsi, son fole bizzarrissime de' poeti, ritrovate per dar pasto alla plebe ed agli uomini ignoranti.
Ma voi, che avete gl'intelletti sani,
Mirate la dottrina che si ascondeSotto il velame delli versi strani.
Le cose belle (diceva il Berni) preziose e care,
Saporite, soavi e delicateScoperte in man non si debbon portare
Perché da' porci non sieno imbrattate:
Dalla natura si vuole imparare,
Che ha le sue frutte e le sue cose armate
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