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      Né vi prenda maraviglia di questi strani nascimenti e trasformazioni, mentre noi medesimi, per così dire, non siamo altro che bruchi e vermi; onde pur di noi cantando il nostro divino Poeta gentilmente ebbe a dire:
     
      Non v' accorgete voi che noi siam vermiNati a formar l'angelica farfalla?
     
     
      E perché mi giova molto a mostrarvi ch'è il vero quanto di sopra v'ho detto, piacemi di portarvi qui tutte quelle poche esperienze che per fortuna mi son rimase, delle molte che intorno a' bruchi ed alle farfalle ho fatte.
      Il giorno cinque di giugno, andando alla villa del Poggio Imperiale, vidi che ne' lecci dello stradone passeggiavano moltissimi bruchi, alcuni de' quali si vedevan talvolta calar dagli alberi fino in terra giù per certi fili di seta, e dalla terra velocemente rimontar negli alberi su per gli stessi fili. Ne feci pigliare una gran quantità, e posi mente che erano tutti vestiti d'un pelo lungo due buone dita a traverso, parte di color nero e parte di color di ruggine, e sulla groppa erano tutti punteggiati di quattordici punti in foggia di margheritine rosse. Gli misi in certe cassette, dove per alcuni giorni si nutrirono di foglie di leccio, e poscia spogliandosi di quella veste pelosa, parve che ognun di loro volesse cominciare un bozzolo, tessendosi all'intorno alcuni fili di seta; ma, o che mancasse loro la materia, o che sien soliti così fare, come credo, non compirono il bozzolo, ma tra quell'ingraticolato di fila si cangiarono in crisalidi, prima rossigne e poi nericce aventi la figura d'un cono, su la di cui base rimasero alcuni pochi peluzzi.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





Poeta Poggio Imperiale