Ma aprendo io per curiosità alcune di quelle crisalidi che nel mese di marzo s'inaridirono e cessarono di muoversi, osservai che tutto il lor guscio era vòto, eccetto che nella parte corrispondente al petto, dove trovai un uovo di color fra 'l paonazzo e 'l rosso, pieno d'una materia simile al latte o alla chiara d'uovo; agli undici di maggio da tutte quest'uova nacquero altrettante mosche della razza di quelle che comunemente ronzano per le nostre case, e nacquero moge e sbalordite e malfatte, come quelle che nel principio di questa Lettera vi scrissi aver avut'origine da' bachi nati nelle carni; in questo stesso tempo da quelle piccolissime uova fatte da' bruchi nel mese di settembre usciron fuora altrettanti piccolissimi moscherini nericci, con due nere e lunghissime antenne in testa.
Molt'altre esperienze ed osservazioni io aveva fatte, ma per la mia poca diligenza m'è succeduto di smarrir alcuni fogli dove l'avea notate; onde, non volendo fidarmi della memoria, farò passaggio a divisarvi che può essere che vi sia qualch'albero che generi de' bruchi, e che que' bruchi si trasformino poi in crisalidi, e che dalle crisalidi rinascano le farfalle; ma io non l'affermo e non lo nego; ed acciocché ciascuno possa credere quel che più gli aggrada, vi riferirò che questo stesso anno, al principio di maggio, osservai che sulle foglie della vetrice, dalla parte più ruvida e rivolta verso la terra, nascono alcune coccole o pallottole verdi e grosse più d'un nocciolo di ciriegia, le quali, verso la fin di maggio, diventan rosse brizzolate di bianco e stanno attaccate alla foglia con una piccolissima appiccatura: queste pallottole nella parte interna son giallicce ed hanno una gran cavità, in cui si trova sempre un sol bruco sottilissimo e bianco, col capo di color castagno e quasi dorato, il quale attende a nutricarsi in quella cavità ed a scaricarsi degli escrementi del ventre.
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Lettera
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