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      Voglion molti che Amor dio degli amoriSiasi mezzo fanciullo e mezzo augello,
      E si pasca di cuor come gli astori.
      Altri che un verme sia, simile a quelloChe nasce nelle corna de' castroni,
      E gli raggira e cava di cervello.
     
      E dicono i pastori che quando i castroni in certi tempi danno nelle smanie e pare che abbiano l'assillo, ne son cagione questi baccherozzoli che imperversano più aspramente del solito nella lor testa. Non son così numerosi come que' de' cervi, e rare volte arrivano ad esser dodici o quindici al più. E qui piacciavi di ricordarvi ch'io mi ristringo sempre a quel che ho veduto con gli occhi miei propri, e che fuor di questo non nego mai e non affermo che che sia.
      Da quella stessa vita, che sa produrre dentro alle teste de' cervi e de' montoni quegli animaletti de' quali v'ho favellato, può essere che sien fatti nascere, ed io non saprei disdirlo, quegli altri abominevoli e odiosissimi da' Greci chiamati phtheires che l'esterne parti degli uomini, de' quadrupedi e de' volatili infestano: ma se ho da riferire liberamente il mio pensiero, mi sento più inclinato a credere, col dottissimo Giovanni Sperlingio, che abbiano il lor natale dall'uova fatte dalle lor madri, fecondate mediante il coito; e se Aristotile, seguitato da' moderni, si dette ad intendere che da quell'uova, o lendinini che si chiamino, non nasca mai animal di sorta veruna, ei s'ingannò al certo perché ne multiplicano in infinito; e mi parrebbe indarno l'affaticarmi nel provarlo, trovandosi ben soventemente e i peli de' quadrupedi e le penne degli uccelli gremite di quei lendini, i quali, quantunque alle volte sien così minuti che ci voglia buon occhio a scorgerli, nulladimeno, coll'aiuto del microscopio, si può benissimo considerare il lor figuramento e distinguer quegli che per ancora son pieni, e quegli da' quali è uscito l'animale.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





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