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      E chi troppo garoso temesse di qualche immaginaria illusione de' microscopi, potrebbe certificarsi di questo vero in quell'uova che si trovano attaccate alle penne dell'aquila reale, del gheppio e del vaccaio, che pur anch'esso è un uccel di rapina, le quali son grosse molto più de' granelli di panìco; onde l'occhio, da per sé medesimo e senz'aiuto, può soddisfarsi e vedervi dentro i pollìni bell'e fatti, come a me più d'una volta è accaduto d'osservare, e quindi apprendere quanto debole sia il fondamento d'Aristotile e con quanto poco sforzo si lasci gittare a terra.
      Si potrebbe affermare, e per avventura senza far torto al vero, che tutte le generazioni di viventi sottoposte sieno a questa noiosa bruttura, e Plinio, che vuole esenzionarne gli asini e le pecore,
     
      Se 'l vero appunto non scrisse io lo scuso,
      Perché si stette all'altrui relazione,
     
      cioè a quella d'Aristotile recitata ne' libri della Storia degli animali, e confermata molti secoli dopo da Tommaso Moufeto nel suo lodevolissimo Teatro degl'insetti, dove, al cap. 23 del 2 libro, non volendo tacciare d'inavvertenza quel profondissimo filosofo, volle più tosto, lambiccandosi il cervello, scrivere che l'asino non impidocchisce per cagione della natural pigrizia al moto, mediante la quale di rado suda; poscia parendogli forse questa ragione frivola molto e per avventura di niun peso, ricorre all'universale, ed in tutte le cose calzante e non mai manchevole rifugio dell'antipatia; ma ciò non ostante impidocchisce l'asino, e de' suoi animaletti n'ho fatto rappresentar la figura ne' fogli susseguenti, insieme con quegli del cammello.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





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