Granduca: non nego contuttociò che non ne possano avere, ma solamente affermo che questi animali che di presente vi si trovano non ne hanno, o per trovargli non si è usata quella puntual diligenza che conveniva; imperocché lo scherzar intorno alle tigri ed a' leoni è un certo mestiere che non si trova così facilmente chi voglia imprenderlo.
Quando presi la penna, ebbi in mente di scrivervi una Lettera convenevole, ma trapassandone di gran lunga, non so come, i confini, m'è venuto scritto presso più che un libro, e con istile talvolta tutto secco e digiuno d'ogni leggiadria; perloché ne potrò esser con molta ragione da molti biasimato, ed io non saprei contraddirlo: non vorrei già che qualcuno si biasimasse di me per aver io detto forse troppo francamente il mio parere intorno ad alcuni sentimenti de' più rinomati maestri del nostro e de' passati secoli; imperocché ad ognuno è libero tener quell'opinione che gli è più in piacere; e non credo che ciò disconvenga o che proggiudichi a quella stima e a quella riverenza ch'io porto loro: anzi chi non ha baldanza di tirannia non dovrebbe intorno alle naturali speculazioni sdegnarsi di questa libertà di procedere nella repubblica filosofica, che ha la mira al solo rintracciamento della verità, la quale, come diceva Seneca, omnibus patet, nondum est occupata: qui ante nos fuerunt, non domini, sed duces sunt; multum ex illa etiam futuris relictum est. Io m'ingegno di raccoglier qualche particella di questi gran rimasugli, e solamente meco medesimo mi rammarico di non poter corrispondere colle mie deboli forze a quelle grandissime comodità che mi presta la sovrana beneficenza del Seren.
| |
Lettera Seneca Seren
|