Molti giorni prima, che morisse, volli accertarmi, se il suo morso era velenoso: Onde operai. che mordesse con l'una, e con l'altra bocca replicatamente un piccion grosso, il quale non solo non ne morì, ma non ne ebbe male alcuno, per lo meno, apparente. Lo stesso avvenne a quattro Passere e a due Calderugi di gabbia; il perchè si potrebbe risolutamente dire, che il morso di questa serpe da due teste non fosse stato velenoso; se non si trovassero alcuni animali, che di Verno lasciano il veleno, e lo ripigliano fierissimo, e violentissimo nella Primavera e nella State, come accennai degli scorpioni africani nel mio Libro della generazione degl'insetti. Contuttociò ella è cosa certissima, che le Vipere di fitto Verno conservano svegliato, e potente il veleno, ancorchè stiano acquattate ne' loro covaccioli, abbrividate dal freddo, e quasi che dissi agghiadate. Io n'ho più volte fatta l'esperienza; ed alcuni anni sono, al principio del mese di Febbraio, essendo state pigliate certe Vipere nel lido del Mare in vicinanza di Pisa, mi certificai, che non solamente col mordere avvelenavano, ed ammazzavano, mentre erano vive, ma di più avvelenavano, e facevano morire con le punture delle loro teste morte, e morte di quattro giorni, e di vantaggio. Quindi è che mi venne pensiero di voler in qualche altra congiuntura osservar minutamente, e a bella posta quanto tempo dopo morte conservano le Vipere il veleno, facendone replicate esperienze col tener minuto conto dell'ore, al che io non avea badato nelle mie prime Osservazioni intorno alle Vipere, scritte all'illustrissimo Signor Conte Lorenzo Magalotti, e ne meno nella Lettera, che pure intorno alle Vipere indirizzai al Sig.
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