Adì dieci di Maggio trentatre ore dopo che le Vipere furono morte, con una delle lor teste feci addentare un'altro Colombo torraiuolo nel petto; e perchè la ferita cominciò fortemente a sanguinare, lo feci addentare di nuovo da un altro capo di vipera nella coscia, e se ne morì un'ora dopo essere stato addentato. Siccome un'ora e mezza dopo si morì un'altro Colombo, che nello stesso tempo io avea fatto mordere nel petto.
Il giorno seguente, che fu l'undecimo di Maggio, cinquantaquattro ore dopo la morte delle Vipere, ferii con diversi capi di esse Vipere tre Colombi: il primo cadè morto quasi subito: il secondo indugiò a morire due ore; ed il terzo ne indugiò quasi tre intere.
Il simile avvenne in tre Galletti, feriti con differenti capi di Vipere, il giorno dodici di Maggio, settantotto ore dopo che furono ammazzate; ímperocchè due in breve tempo se ne morirono, ed il terzo, che era più grosso, e più durotto degli altri due, stentò quattro buon'ore prima che basisse.
Adì tredici di Maggio, centodue ore appresso la morte delle Vipere, feci mordere replicatamente tre pollastrini. Due di essi morirono tre ore dopo, l'uno appresso l'altro; ma il terzo, ancorchè avesse patito molti tremiti, e molte piccole convulsioncelle, non morì.
Il giorno seguente, centoventisei ore dopo la morte delle vipere, feci mordere tre piccioni torraiuoli, e un Galletto. I Piccioni morirono tutti e tre nello spazio di cinqu'ore chi prima e chi poi. Il Galletto morì dieci ore dopo l'essere stato ferito.
Adì quindici di Maggio centocinquanta ore dopo la morte delle Vipere, feci la stessa esperienza in tre Galletti, e non ne morì veruno: Siccome non ne morì veruno di tre altri, che ferii il giorno seguente, centosettantaquattro ore dopo, che le Vipere furono ammazzate.
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