Ma se gli uccelli acquatici son privi del gozzo, non son già privi di quelle tante e tante glandulette, delle quali internamente è corredato l'Esofago di tutti gli altri uccelli, la dove esso Esofago si avvicina ad unirsi allo stomaco, e che spremute esse glandule versano un fluido molto necessario al lavoro della macerazione e digestione del cibo inghiottito. Queste glandule in alcune razze di uccelli son più folte, in altre razze son più rade; in alcune son minutissime e quasi non rilevate dal piano, e in altre razze son più grosse, e con le loro bocchette e canaletti si veggon molto dalla superficie dell'Esofago rilevate. Tra gli Esofaghi più dovizioso di tali glandule, doviziosissimo si è l'Esofago di quell'uccello acquatico che da' Cacciatori di Toscana, per esser egli bianchissimo con qualche fregio di penne nere e col ciuffo in testa, parte bianco e parte nero, vien chiamato col nome di Monachetto; di cui si può veder la figura pulitamente delineata appresso Francesco Willugbheio, nella Tav. sessagesimaquarta della sua Ornitologia al titolo Albellus. Dissi che l'Esofago ne è doviziosissimo; imperocchè, avvicinandosi allo stomaco, ingrossa grandemente le sue pareti per la lunghezza di tre buone dita traverse, e tale ingrossamento vien cagionato dalle soprammentovate innumerabili moltissime glandulette. Nelle pareti esterne glandulose dell'Esofago di questi uccelli appellati Monachetti ho veduto alcune volte rilevarsi, nello spazio che è di mezzo tra 'l muscolo e la membrana glandulosa, certi tubercoletti biancheggianti, che da me gentilmente separati, e tratti fuora, sono stati trovati aver la figura simile ad un fiaschetto col collo, la di cui bocca fosse divisa in due ritonde aperture, per una delle quali parea che un vermicciuolo cavasse fuora soventemente la sottilissima sua testa.
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