Quando spontaneamente si allungavano, stendevansi per la lunghezza più di quattro dita traverse; e rientrando in loro e scorciandosi divenivano più corti di un pinocchio mondato; e questi sono quegli stessi vermi dello stesso Pesce Argentino, de' quali favella Monsignor Niccolò Stenone nel volume secondo degli Atti Danici, observ. ottuagesimanona: imperocchè, fin l'anno 1666. quella osservazione del Pesce Argentino da quel Dottissimo Prelato fu fatta nelle mie stanze in Livorno, mentre vi era la Corte, e son queste le sue parole. Circa finem intestini recti latebant intra abdomen plura animalcula, conchyliis hiainthinis a Fabio Columna descriptis similia, nisi quod testis carent.
In un altro Pesce Argentino maggiore del suddetto, che pesava dieci libbre e si stendeva alla lunghezza di tre braccia e un ottavo, da me osservato l'anno 1674. non erano nella suddetta cavità i mentovati vermi, ma bensì in tutta quanta la cavità del ventre inferiore; e ne numerai più di cinquanta totalmente bianchi e di differenti grandezze, e stavansi sdraiati e appiccati a lor piacimento, altri sovra il fegato, altri sovra lo stomaco e sopra tutto 'l canale degli alimenti, ed altri sopra i lunghissimi testicoli, ed altri totalmente si appiattavano sotto la prima tunica e dello stomaco, e degl'intestini, e del fegato. Oltre i suddetti vermi stavansi pure nella cavità del ventre inferiore, azzannando le viscere, molti altri minutissimi vermicciuoli di testa bianca, e nel restante del corpo di color ranciato, di figura simile a' Lombrichi, se non che il lor capo era grossetto e di figura Romboidale.
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