Cert'altri, messi sopra d'un foglio, in capo a dodici ore si trovarono quasi totalmente asciutti, e rassembravano macchiati d'infiniti e moltissimi punti neri: ma rimessi nell'acqua, dopo quattr'ore cominciarono a muoversi e a divincolarsi, dando segni più che manifesti di esser ancor vivi, e lasciarono quella nera punteggiatura. In un altro pesce simile non solamente vidi i medesimi vermi negl'intestini ciechi e nell'intestino retto, ma di più nella cavità più bassa del duodeno, la dove, nello spazio di mezzo tra il più corto intestino cieco e il vicino al più corto, mette foce il canal del fiele, ne trovai una gran matassa che, sviluppata e contati i vermi, arrivarono al numero di trentaquattro. Tav. ventunesima, Fig. quinta.
Quel pesce, che da' Pescatori Livornesi e Provenzali è chiamato Nocciuolo, è un Pesce cartilagineo della spezie de' Cani, e talvolta è così grande che arriva col suo peso alle trecento libbre. Uno di questo peso era lungo sei braccia; ed il di lui fegato, che distendesi in due lobi che mettendo in mezzo lo stomaco camminano per tutta la lunghezza di esso stomaco, era nella superfice esteriore tutto pieno di vermi simili a questi degl'intestini ciechi dell'Asello; e quivi, sopra tutt'a due i lobi, stavano sdraiati, e sovente ancora a lor piacimento rannicchiati, ed aveano così tenacemente con la bocca azzannato esso fegato, che piuttosto che volere staccarsi dal morso, lasciavansi strappare e tagliare in minutissimi pezzi.
Ne' nostri mari pescasi, ancorchè di rado, un certo pesce che da' Pescatori Livornesi chiamasi pesce Tamburo, il quale, s'io non m'inganno, può ridursi (benchè con qualche piccola differenza) alla spezie di quello che dal Salviano fu nominato Mola e dal Rondelezio fu detto Ortragoriscus; ed in vero che nell'esterna figura del corpo molto si rassomiglia alle Figure che ne portano questi due autori, e con essi l'Aldovrando e il Jonstono.
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