Dal forte d'Exilles, fra castagni, noci e vigneti, traversata la Dora sul Ponte-rotto, si scende ad una ferriera animata da copiose acque, che in pittoresche cascate biancheggiano sul fianco delle vicine montagne.
Quivi un nerboruto bracciante tutto affumicato, che stava seduto sulla porta della fucina a ristorarsi dalla fatica, mi additò nella prossima montagna di Cels l'arida roccia de' quattro denti, così denominata dalla singolare sua configurazione di quattro acuti picchi, e mi mostrò la montagna di Touilles, nella quale al secolo xvi fu operato l'arduo traforo per derivare le acque dalle ghiacciaie savoine e convertirle in beneficio degli abitanti e delle campagne di Ramas e di Cels, che grandemente ne difettavano.
L'immane lavoro fu allogato a un tal francese, Colombano Rameau di Gilles, scarpellino di molto grido, il quale, come si trae da pubblico instromento del 20 ottobre del 1526, si obbligò di condurlo, a condizione che non gli si prefiggesse tempo a terminare l'impresa, ed oltre a cinque fiorini per ogni tesa di scavo gli fosse assicurata conveniente provvigione di vitto e di quanto altro gli abbisognasse.
Durò sette anni nella faticosa opera, in capo ai quali, disperando del successo, l'abbandonò. Pregato, la riprese ed indi a due anni la recò a fine.
La malizia umana spesso s'intromette nelle opere virtuose e le corrompe del suo veleno.
Era corsa voce che gli alpigiani rimeritassero d'ingratitudine l'operoso Colombano Rameau e lo uccidessero. Falso; poichè da documenti si trae, che, compiuto il traforo, gli abitanti di Cels e di Ramas ne furono sì lieti, che per quattro mesi con frequenti banchetti fecero ospitali accoglienze al bravo scarpellino, che tornato in patria morì d'idropisia cagionatagli dall'umidità dei sotterranei, e dai vini generosi di Chiomonte.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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