La quale cosa io ho voluto toccare con quel singolare affetto che il pellegrino porta ai luoghi che visita, acciocchè provvedano per avventura al difetto coloro che al proprio interesse e a quel della patria intendono.
Addio, intanto, o amenissima valle! Addio, o gioghi del Monginevra e del Chiabertone! castelli di Cesana e di Exilles, e voi, memorande secolari piante di Oulx, e voi ridenti vigneti di Chiomonte e di Gravere, abbiatevi il mio affettuoso addio qui in Susa, dalle sponde della Dora, che fra noi nasce e discorre portando vita perenne, e che io accompagnerò con religioso amore fin là dove si disposa al regale Eridano.
CAPITOLO SECONDO
SUSA E SUOI DINTORNI
I.
La Strada Ferrata
Le campane della vecchia cattedrale di S. Giusto squillavano a festa (22 maggio 1854), e Monsignor Vescovo in abito pontificale usciva di chiesa, circondato dai canonici del Capitolo e con lungo seguito di cherici e divoti.
Suonava a distesa la campana del Comune, e dal palazzo civico movevano il sindaco e i consiglieri, preceduti dal mazziere e seguiti dal banditore con dietro le spalle a tracolla lo stemma gentilizio di Susa, rappresentante due torri con attorno le famose parole in flammis probatus amor, che ricordano gli incendi del Barbarossa e la concordia dei Susini nel riedificare la smantellata loro patria.
Rullavano i tamburi della guardia nazionale, e indi a poco i militi cittadini si mostravano schierati in bella ordinanza, preceduti dalle musiche, che spandevano liete armonie per le strade e per le piazze frequenti di popolo non pur della città e dei dintorni, ma delle più rimote parti della provincia.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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