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      IX.
     
      Stanco di tante visioni andai aggirandomi per le vie e sotto i portici, e una soave musica venne a quietarmi l'animo contristato. Quei suoni uscivano dal palazzo civico, dove il Municipio, per ben finire il giorno sacro al solenne aprimento della strada ferrata, avea con ogni eleganza preparate le sue sale ad una festa da ballo, alla quale col fiore dei cittadini convennero molte ragguardevoli persone dei circostanti paesi. Nelle sale del Municipio alla giocondità della festa associavansi i ricordi della patria come si moveva lo sguardo alle dipinte volte, e intorno alle pareti che rappresentano effigiati i torsi loricati, gli archi e gli uomini insignì, che nelle armi, nelle scienze e nelle arti illustrarono la storia segusina. E se taluno avesse desiderato salutare l'imagine di Susa nel secolo decimosettimo, poteva ammirare la copia d'una pianta, tratta dall'insigne descrizione degli Stati del Duca di Savoia, opera di rara magnificenza, stampata in Amsterdamo nel 1682.
      Ma in quell'ora più del passato brillava l'età nostra nelle avvenenti donne e negli animosi giovani, che alternavano balli e colloquii soavi; e alle visioni delle furie e delle stragi succedettero nel mio spirito le visioni delle grazie e dell'amore, con cui si chiuse quel giorno memorando in val di Susa, ond'io a ragione dovetti sclamare:
     
     
      Questo giorno non è gravoso incarco,
      Che tributarie le provincie renda,
      Che emunga il sangue delle oppresse gentiPer ergere a' superbi i monumenti.
      Giorno di pace, memorabil giorno


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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