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      Quelle acque con dolce mormorio qua e là si perdevano entro bacini di grotticelle, e, dove altri meno immaginava, con vividi getti riuscivano luccicanti fra 'l musco e le piante, quasi lavorii di argento in filigrana fra lo splendore degli smeraldi; ed accolte insieme andavano ad ingrossare la Cenisia, che, precipitando anch'essa in sonante cascata a sinistra della Scala, scorre alle falde dell'orrida montagna detta il Palazzo Madama, e varcato il piano di S. Niccolò, abbandona la nostra via per nascondersi nella valle della Ferriera, e alfine irrigati i campi della Novalesa, di sotto alla Brunetta, lasciato il proprio nome, va a mescolarsi nelle acque della Dora.
      Il Botta dice che le acque della Cenisia sono di colore cinereo; a me invece ed all'amico Norberto parvero così limpide, che ci fecero col Petrarca esclamare:
     
      Chiare, fresche e dolci acque!
     
     
      XII.
     
      Bella è la vista del piano di S. Niccolò nell'agosto; ma è pur sublime spettacolo nel verno, quando, fattasi muta la gaiezza delle acque scorrenti, le docce si cristallizzano, e le erbe e le piante sembrano morte sotto il peso del gelo.
      Que' luoghi, verdi ed allegri nell'estate, divengono immense ghiacciaie nel verno; e se avviene che talvolta scenda a consolarle un raggio di sole, le docce lagrimando qualche stilla di acqua accennano un senso di vita, mentre un moto si espande ne' commossi geli, talchè lo diresti il lamento della natura inferma.
     
     
      XIII.
     
      Salimmo la Scala, e, dopo quattro ore di cammino da Susa, ci trovammo sull'altipiano del Cenisio, che nell'ingresso ha, quasi due sentinelle, i picchi di Michele e di Bart, ed è campo di riposo al pellegrino, che viene ivi benignamente accolto nell'ospizio eretto da Napoleone I, in riva d'un laghetto, che ad occidente ha un giro di due miglia, placido per solito, agitato e spumeggiante il dì ch'io lo vidi.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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