Visitammo l'ampio ospizio, dove ci vennero mostrate le stanze che per tre giorni abitò prigioniero il papa Pio VII, e che ricordano eziandio il soggiorno dell'imperatore Bonaparte.
Gli alpigiani furono consolati di quell'ospizio, e maravigliarono dell'amplissima via che ai cenni di Bonaparte videro aperta sui loro gioghi; e siccome da prima la credevano impresa non che ardua, impossibile, solevano poscia esclamare con iperboli proprie alla loro indole, che il grand'uomo, il quale avea saputo domare le Alpi, avrebbe un dì cacciato via anche il verno!
XIV.
Alte giogaie cerchiano il lago e l'ospizio, distinte ciascuna da nome che ne indica la natura o alcuna particolarità.
Il tenente Majneri, operoso lombardo colà mandato dal nostro Governo per lavori trigonometrici, m'indicava quei nomi, e stando noi presso l'ospizio:
- Guardate, mi diceva, a mezzodì quella giogaia grave di lucide ghiacciaie; è la punta di Bart; di là piegando fra meriggio e ponente, s'incontra il Lago bianco, così detto dalla chiarezza delle acque. Quell'altro picco è la punta di Malamet, e nella parte occidentale, nuda dì alberi ed arida, ci si presenta la Rocca bianca, alle cui falde si estende il piano del piccolo Moncenisio, e al nord-ovest vedete la roccia di Clery così abbondante di camosci, che vi corre il proverbio:
Quand sur le Clery il n'y aura plus de chamois,
Notre Roi n'aura plus de soldats.
Dalla parte nordica i gioghi della Tarantasia ci segnano la via che mette a Lansleborgo, primo paese di Savoia, che s'incontra scendendo la Ramassa pel versante del Cenisio opposto a quello che salimmo, e piegando al nord-ovest ci si mostrano le rocce de Ronche, che vanno ad unirsi alla Rocca-Michele, coronata dalle eterne ghiacciaie di Lamet.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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