XX.
Che mai direbbe, risorto fra noi qualche alpigiano de' secoli scorsi? Egli lasciò il natale Cenisio con intricati e difficili cammini, pieno di pericoli e di paure, ed ora lo rivedrebbe festoso ed agevole ai varchi per l'ampia comoda via, che, iniziata e condotta innanzi dalla mente di Bonaparte, venne compiuta con ogni sollecitudine dal nostro Governo. Senzachè si vanno apprestando altri mezzi acconci ad agevolarne e sempre più accelerarne il passo.
Fu chi voleva giovarsi delle acque del lago del Cenisio, e per congegni e forze idrauliche trarre i carri su rotaie dentate con grande celerità, e di questo meccanismo vidi uno schema e un felice sperimento in casa del signor Carlo Henfrey, alla presenza del commendatore Paleocapa, ministro dei lavori pubblici. Altri voleva attenersi a mezzi meno arditi e più sicuri, facendo munire la via di rotaie di ferro per cui più agevolmente scorrerebbero i carri; ma prevalse l'ardito concetto di operare un ampio traforo fra Modane e Bardonecchia; e si va eseguendo con grande solerzia.
L'alpigiano che non avesse fede nei prodìgi dell'industria, attribuirebbe gli ardimenti dell'intelletto umano a sataniche malìe, che un tempo furono tanto in voce fra i popoli delle Alpi, ed in singolar modo nei dintorni di Giaglione, fra le folte selve dei castagni, i più vantati della provincia.
XXI.
Il sole tramontava, le ombre delle foreste si distendevano sui villaggi, ed i pini del Bosco-nero dall'opposta montagna davano una cupa malinconia, e noi passavamo innanzi a Giaglione, l'antica dimora della Maddalena Rumiana, dove l'amico Norberto, lasciata l'ilarità di che soleva vestire i suoi racconti, prese a narrarmi i casi della miseranda donna.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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