Tornati a Susa, volli vedere questo curioso processo, e Norberto Rosa mi presentò uno scartafaccio roso dalle tarme, ingiallito dal tempo, scritto in caratteri semigotici, in un gergo curialesco, tra il latino e l'italiano.
- Eccolo, mi disse con incisiva ironia, il glorioso monumento della civiltà degli avi!... -
XXVI.
La Novalesa.
Abbastanza toccammo dei tristi casi della Maddalena Rumiana. Andiamo a confortarci l'animo a tre miglia dalla città, in una amena frugifera valle, chiusa fra le Alpi Cozzie e le Graie, colle falde del Rocciamelone al nord-est, e le acque della Cenisia, che in cascate pittoresche biancheggiano su gli erbosi Banchi delle circostanti rupi, e vanno a crescere gli argentei tesori della nostra Dora.
Siamo nella valle della Novalesa, dove ridono tre villaggi: Venaus, dal latino venatio, perchè nei tempi romani era luogo di caccia; la Ferriera, i cui gagliardi abitanti un tempo su lettighe trasportavano i viaggiatori dall'altra parte del Moncenisio con istraordinaria forza e coraggio: e la Novalesa, con poco più di mille abitanti, che dà il nome alla valle, e che anticamente fu chiamata Novalicium, cioè nova lex, nova lux, perchè santi uomini sino dai primi tempi del cristianesimo diffusero la nuova luce del Vangelo, vivendo fra le rupi nella solitudine e nella preghiera.
Diede pure il nome all'antico monastero della regola di S. Benedetto, fondato a breve distanza dal paese in cima d'un poggio nel 726, da Abbone, ricco patrizio di Francia, al quale obbedivano le città di Moriana e di Susa.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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