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      Dicesi poi che quando nel detto monte dimorava il detto Romulo, vi adunasse un enorme tesoro; ma nullo che ci abbia voluto salire vi potè mai riuscire.
      «Ora il vecchio che tante cose di questi luoghi mi narrò già, facevami intendere che egli stesso con un suo compagno chiamato Clemente, essendosi un mattino alzato molto per tempo, e per un cielo serenissimo, presero a salire quanto più presto il monte. Ma sendo già vicini, incominciò il cacume a coprirsi di nubi ed ottenebrarsi; e a poco a poco a crescere l'oscurità e giungere ad essi, ed essi a brancolare colle mani, ed a scamparne a mala pena. Parve loro, dicevano, come se di sopra si buttassero loro pietre; imperciocchè ad altri pure, dicesi, che succedesse il medesimo. Sulla sommità poi, da una parte non trovasi altro che saliunca; dall'altra, dicesi sia un lago di maravigliosa grandezza, con un prato. Il medesimo vecchio poi solea narrare d'un certo cupidissimo marchese nomato Arduino, il quale avendo sovente udito dai villani narrar tali cose, cioè del tesoro ragunato sul monte, e accesone di desiderio, subito comandò ai chierici che seco ne venissero a salire, i quali, tolta la croce e l'acqua benedetta, e cantando Vexilla Regis e le litanie, misersi in via; ma prima d'arrivar all'apice del monte, non diversamente dagli altri, con ignominia se ne tornarono.» Fin qui la cronaca al libro XI, cap. V.
     
     
      XXVIII.
     
      Il Rocciamelone non solo scuote la immaginativa colle fantastiche leggende, ma tocca il cuore coi sentimenti religiosi, festeggiando addì 5 agosto di ciascun anno la Madonna della Neve.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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