Un antico simulacro di bronzo fatto a modo di tritico con in mezzo la Madonna, custodito nella cattedrale di Susa, in quel giorno viene portato a dosso d'un uomo sulle cime del Rocciamelone, in una cappella di legno, surrogata all'antica cappella scavata nel vivo sasso ed ora coverta di ghiacci.
Concorrono in gran popolo i divoti, anco da lontani paesi, ed è spettacolo commovente il vedere quelli della Savoia che con uncini ai piedi e bastoni ferrati attraversano vaste ghiacciaie, stretti a drappelli di quindici o venti, legati gli uni agli altri, con una lunga fune a guisa di catena intorno ai lombi, talchè se ad alcuno di essi avvenisse mai di precipitare, tosto gli altri lo ponno sorreggere. Per tal modo quei pellegrini si assicurano di non cader sommersi ne' crepacci delle ghiacciaie, che, coverte di leggieri strati di gelo, talvolta la state scoppiano con grave pericolo di chi le traversa.
La festa del cinque agosto ricorda Bonifacio Roero d'Asti, che nel 1358, presso la vetta del Rocciamelone, faceva nel vivo sasso scavare una cappella, collocandovi il simulacro in bronzo della Vergine, e costruiva un ricovero pei pellegrini, anco ai dì nostri appellato la Casa d'Asti.
Con tale pia opera il Roero adempieva il voto fatto, nella schiavitù de' Turchi, alla Madonna, d'innalzarle cioè una cappella sul monte più alto d'Italia, fra quelli di possibile salita, quando mai tornasse a libertà.
Nel 1419 Amedeo VIII fece ristaurare la casa di ricovero: Carlo Emanuele II col fiore della sua corte salì quell'altezza per venerare la Santa Vergine il 5 agosto del 1659; e il pio esempio venne imitato dai magnanimi figli del re Carlo Alberto, come attesta una lapide quivi locata.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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