XXXIII.
Le umane instituzioni invecchiano e si dissolvono, anco le più solenni, quando il concetto divino vien soverchiato dal mondano. Allora a risuscitarle non basta forza d'uomo: solo il potrebbe un miracolo.
Ci rimangono talvolta alcuni stupendi esempli del loro stato primitivo per testimoniare alle genti il divino concetto che le creò, ben diverso dal mondano che le corruppe.
Padre Ilario era uno di tali esempli, uno di que' monaci che sarebbe stato amatissimo da S. Benedetto. Egli piegò il capo alla legge di soppressione del 29 maggio 1855; e per diversi mesi ancora fu veduto errare per la valle della Novalesa, e piangere e pregare nella grotta dove pianse e pregò santo Eldrado.
XXXIV.
La Brunetta.
Dalle reliquie d'un antico monastero trasportiamoci alle recenti rovine d'una celebrata fortezza, della Brunetta, che nel secolo scorso, fra la Cenisia e la Dora, propugnacolo del Piemonte e d'Italia contro i nemici d'oltralpi, su d'un'acconcia giogaia distesa al nord-ovest di Susa, faceva innalzare l'accorto re Carlo Emanuele, commettendone l'incarico al Bertola, uomo espertissimo nell'arte militare.
Chi nel descriverla uguaglierà mai lo storico Botta, che giovanetto la vide, maravigliando, in tutta la pompa de' suoi baluardi? Io leggendo la descrizione ch'egli ne fa, innanzi ai frantumi ancora giganteschi di quella fortezza, mi sentii preso d'un sacro entusiasmo, siccome quando in Tivoli presso la villa di Mecenate io leggeva le odi di Orazio, in Siracusa dalle eminenze dell'Epipoli le Verrine di Cicerone, e qualche pagina della Gerusalemme del Tasso sulle sponde del Giordano.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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