Nella piazza d'armi (31 agosto 1855), lasciato a destra il convento dei PP. Cappuccini, e lo scalo della strada ferrata, per un viale di platani trassi alla giogaia su cui giacciono le reliquie della Brunetta. S'incontrano i frantumi del ridotto di Catinat, propugnacolo di poco conto giā esistente prima che si costruisse quello della Brunetta: e non del tutto cadute le mura del forte di Santa Maria: e della Brunetta si veggono i solchi delle mine per i tre ordini di bastioni operati nel vivo sasso verso Francia, e prostrate le caserme e i baluardi e l'ospedale di cui rimangono solo in piedi due archi; e del palazzo del governatore una parete in cui č dipinta una meridiana, colla data del 1726. Visitai que' luoghi con dolore; e quando mi trovai fra le macerie della chiesa, anch'essa atterrata, tutto mi vinse il sacro orrore di quelle vaste rovine, reso ancora pių solenne dalla cupa vista del selvoso Mompantero, dietro cui giganteggia il Rocciamelone.
Il Rana, ingegnere susino, cui venne affidato l'incarico di smantellare quella fortezza, compič il doloroso uffizio sull'incruenta meraviglia dell'arte militare, e pianse: e Pietro Contrucci, quando ancora le ceneri di Napoleone I dormivano sotto il salice di Sant'Elena, colla seguente patetica epigrafe fece parlare la rovinata Brunetta:
IL VIGILE GVARDIANO DELLE ALPIPOSE ME TORREGGIANTE SV QVESTO MASSO.
EBBI VITA BREVE E IMMACOLATA DAL SANGVE.
NAPOLEONEA VILIPENDIO MAGGIORE DEI CONQVISTATI
ME VOLLE DIVELTAPER I NIPOTI DEI MIEI AVTORI.
AMBI SIAM NVDE MEMORIE CON DIVERSA FAMA.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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