VII.
Fra questi pensieri giugnemmo alle pendici dell'opposta montagna meridionale al villaggio di Chianocco; e qui, a costo di essere tacciato di monotono scrittore, non voglio passare sotto silenzio l'Orrido di Prabecco, detto anche di Chianocco, dal nome del villaggio, orrido non meno pittoresco di quello di Foresto.
La montagna calcarea spaccata o dal lungo lavoro del torrente che vi passa, o da qualche geologico rivolgimento, offre uno spettacolo tanto sublime, che mi sentii l'animo trasportato ora alla spelonca di Collepardo nello Stato Romano, presso la Certosa di Trisulti, ed ora al deserto del Battista nella vicinanze di Betlemme. Una voragine tenebrosa si volge a modo d'immane serpente nelle viscere della montagna, ed io, aggirandomi più volte fra lo svolazzare dei corvi, varcai il torrente che mi contendeva il passo fra le gigantesche erte rocce che, inarcandosi in sul vertice, si approssimano, quasi una forza misteriosa le portasse a congiungersi.
Colà nulla mi sorrideva, se ne levi qualche raggio di sole, che, penetrando dalle fenditure, si rifletteva nell'argentea schiuma dell'acque e ne' marmi di vario colore, i quali, luccicando, formavano una specie di mosaico nel letto del torrente. Dopo essermi di molto inoltrato, tornando sulle mie orme, all'orlo della caverna mi si affacciò un alto picco detto la Roccaforte, così appellato dall'apparenza che ha d'una grossa muraglia di castello.
Uscito dalla tenebría della spelonca, andai, per serenarmi lo spirito, nella casa del prevosto Cibrario, venerando vecchio, pastore di Chianocco.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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