Ed egli, accoltomi con atti di squisita cortesia, mi parlò del torrente che sbocca dall'Orrido di Prabecco, e della costernazione del suo gregge, quando, nel mattino del 18 ottobre 1846, l'acque grosse devastarono lì presso il molino, ponti e case, e per una porta, or fatta da lui murare, irruppero nel santuario seco trascinando alberi e macerie d'ogni maniera, e, condottomi nella chiesa:
- Qui, sclamava con voce affannosa, qui, nella chiesa l'acqua si era levata all'altezza di un metro e mezzo, e sovr'essa galleggiavano travi e ruote del molino colle croci, e i candelabri, e gli arredi della casa del Signore. -
Così dicendo il buon pastore dai bianchi capegli, sembrava afflitto come se ancora lo ferissero i lamenti del suo gregge, e l'onda sacrilega si agitasse intorno agli altari.
Domandai al prevosto se erasi preso alcun provvedimento o riparo contro alle nuove inondazioni e ai danni del torrente.
- Nulla, mi rispose reciso: quattro inondazioni sopravvennero di poi con danno gravissimo.
- Che si avrebbe a fare?
- Rompere la Roccaforte che chiude l'imboccatura del torrente, e basterebbe. -
Mi accommiatai dallo zelante prevosto augurando che il suo desiderio si adempiesse o che altro rimedio si trovasse alla salute del villaggio.
VIII.
Il sole era tramontato dietro i gioghi del Cenisio, e la notte stendeva le tenebre sulle capanne di Chianocco. Lo splendore delle stelle, il lume delle lucerne dei casolari riflesso nelle invetriate, e le lampane appese nella via a divote imagini, rischiarando que' luoghi alpestri, insegnavano il cammino al mio cicerone, il dottore, che andava visitando alcuni infermi.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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Orrido Prabecco Roccaforte Cenisio Chianocco
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