Noi salutiamo gli acquisti della civiltà; però vorremmo eziandio conservati certi usi e certe feste, così religiose come civili, che, ricordando le virtù degli avi, stimolano i nipoti ad emularle. Ci piacciono pertanto gli spadoni di San Giorio e i fusi del Barro (come in Bussoleno l'avvocato Rivetti con molta cortesia me li mostrò nella sala del Comune), perchè attestano che il popolo delle Alpi Cozzie fu in ogni tempo belligero ed amico a libertà, e che seppe mai sempre meritarsi il titolo di guardiano delle porte d'Italia.
XV.
Il Sasso d'Orlando e la Grotta di San Valeriano.
Dagli spadeggiatori di San-Giorio ai cavalieri erranti di messer Lodovico Ariosto è facile il passo.
Alla destra della Dora, fra Villarfocchiardo e Borgone, a pochi passi dall'antica strada reale, mi venne mostrato un sasso che, secondo una falsa tradizione, sarebbe quello che il disperato Orlando spaccò colla sua famosa Durindana, quando vi lesse incisi i nomi di Angelica e di Medoro e le parole che facean fede dei loro beati amori.
Dico, secondo una falsa tradizione; imperocchè al di là delle Alpi è il teatro immaginato dall'Ariosto, in cui vien descritta la grotta,
Dove Medoro insculse l'epigramma,
(Ariosto)
che trasse il geloso nipote di Carlomagno ad atti inauditi di disperazione; senzachè i dintorni di Villarfocchiardo, sebben lieti di acque e di selve, non corrispondono agli incantevoli luoghi, ritratti con poetici colori dall'Ariosto.
Il sasso mostratomi presso il ponte della Giaconera sorge a fior di terra, è lungo circa tre metri, ma non vi si vede fenditura di sorta, sibbene un'incanalatura condotta a colpi di scarpello.
| |
La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
|
|
San Giorio Barro Bussoleno Rivetti Comune Alpi Cozzie Italia Sasso Orlando Grotta San Valeriano San-Giorio Lodovico Ariosto Dora Villarfocchiardo Borgone Orlando Durindana Angelica Medoro Alpi Ariosto Medoro Ariosto Carlomagno Villarfocchiardo Ariosto Giaconera
|