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      La sera, ragionando quivi delle loro faccende, iniziavano e talvolta terminavano i loro negozi, onde a poco a poco si conobbe che il mercato aviglianese del giovedė si faceva per buona parte nella sera antecedente in Condove. Pertanto venne quivi sancito il mercato di mercoledė, al quale aggiunse eziandio importanza la via nuova che dalla strada provinciale mette al paese.
      Un sereno mercoledė d'autunno mi aggirai sotto i portici e per le vie liete di commercio e stipate di popolo che danno manifesto indizio della nuova vita di Condove. Passai fra panieri di patate e di castagne, e sacchi di segale addossati l'uno all'altro, fra alte pertiche uncinate, da cui pendevano nastri di ogni colore, fra tavolati carichi di tele e di sete sotto tende sorrette da pali, e in mezzo all'affaccendarsi di chi va e di chi viene, di chi vende e di chi compera, incontrai, presso una fontana, su d'un carro, un nuovo Dulcamara, un uomo di strane sembianze, che, schiamazzando con rauca voce, traea intorno a sč la moltitudine e raccomandava i suoi cerotti, i suoi rimedi per tutti i malanni del mondo; e frattanto sul vicino prato, a pochi passi dalla chiesetta del cimitero, un povero cieco cantava i miracoli d'una Madonna e vendeva pie canzoncine. Cosė ciascuno spacciava la sua merce nel mercato di Condove, ed io scriveva la mia pagina.
      Stanco di urti e di schiamazzi, a tramontana del paese salii il poggio di Molaretto (che non va confuso con quello del Moncenisio) e quivi dalla casa del capitano Perodo, che mi č stato assai cortese, ho goduto d'incantevole vista.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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