Fertili e vasti piani, e monti verdeggianti di vigneti e di selve mi stavano d'intorno, e a ponente le giogaie delle Alpi nell'estremo orizzonte biancheggiavano di nevi. Il monte che attirava maggiormente il mio sguardo era a sud-est, il Pirchiriano. Su la cima v'ha la Sagra di San Michele, alle falde le Chiuse de' Longobardi. Quante memorie di religione e di guerra si accolgono intorno a quel monte, aspro a chi lo guarda, sublime a chi lo medita!
XX.
Le Chiuse.
Nella storia delle armi trovansi registrati luoghi che divennero famosi, perchè ivi si decisero le sorti di molte e lunghe generazioni. Fra questi è segnalato il villaggio di Chiusa alle falde occidentali del Pirchiriano, sorto dalle Clusæ Longobardorum, fra gl'Italiani non men famoso di Corfinio e di Canne, di Marengo e di Novara. L'avvenimento associato al nome del villaggio è il più grande che illustri Val di Susa, e basterebbe ad illustrare qualunque provincia.
Non mi facciano il broncio i Susini additandomi il loro arco ad Augusto; conciossiachè quel monumento non ricordi che l'accorgimento d'un prefetto, il quale per guadagnarsi l'amicizia del padrone, gli innalzò la marmorea mole col danaro delle città a lui soggette: et civitates, quæ sub eo Præfecto fuere. Laddove l'umile villaggio di Chiusa è l'arena in cui si contesero il dominio d'Italia due superbi conquistatori, che, sebbene l'uno più dell'altro infesti al bel nome latino, diedero vita a solenni ordinamenti, dopo un millennio non del tutto estinti.
XXI.
I Longobardi, questi barbari dalle lunghe barbe e dalle lunghe labarde, condotti dal feroce Alboino, insignoritisi di molta parte d'Italia, ebbero a lottare colla potenza de' papi e per essa caddero.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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