- E la mattina seguente?
- Destati alla dimane, invece di trovarsi sul Picco di Celle, si trovarono sul monte Pirchiriano in quella medesima positura, in cui si erano addormentati la sera.
- Possibile!....
- Qual cosa è impossibile a Dio?
- Avete ragione.
- Io vi ho narrato il miracolo così alla grossa, ma saliti alla Sagra, troverete nella chiesa, nel coro antico dei PP. Benedettini, una pittura che vi spiegherà tutto ciò per minuto. -
Questo dialogo io raccoglieva nel borgo di Sant'Ambrogio, un mattino di settembre del 1854, mentre stavo aspettando una cavalcatura per salire alla Sagra; e fui ben lieto di cominciare con sì buoni auspici la pia pellegrinazione.
Ogni angolo del mondo ha qualche cosa meritevole di ammirazione. Ne ha pure il modesto borgo di S. Ambrogio, che è cinto di mura diroccate, conta 1400 abitanti, sparsi in tre quartieri, divisi un tempo da tre archi, ora caduti. Ebbe tre torri, e ne rimangono due; e la sua chiesa parrocchiale serba in onore le ceneri del santo patrono, Giovanni Vincenzo di Ravenna, ed arcivescovo della città natale, stando alle notizie dei due antichi breviari in pergamena, con miniature, conservati gelosamente nell'archivio parrocchiale. I due breviari precedono il secolo decimoquarto, non però il mille duecento e sessanta, quando Papa Urbano IV stabiliva l'officiatura e la festa del Corpus Domini, indicata in que' codici che cominciano così: In nomine Domini, amen. - Incipit breviarium secundum consuetudinem monasterii Sancti Michaelis de Clusa.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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