Entrato nella chiesuola vide i candelabri per prodigio accesi, e il pavimento sparso di cenere, e su le pareti le croci stillanti di olio, e l'altare eretto dagli angeli tutto fragrante di balsamo e d'incenso e radioso di luce sovrumana. Allora il buon vescovo si chiarì che il tempietto di S. Michele era stato già dagli angeli consacrato, ond'egli ne rese grazie a Dio, offerendogli il santo sacrificio della messa su l'altare taumaturgico.
- Voi davvero mi narrate mirabili cose, io lo interruppi: ma da qual fonte mai traeste codeste memorie?
- Non v'ha alcun dubbio intorno alla consacrazione degli angeli, ripigliò il prete Clemente: ne parlano con fede la Cronaca Clusina e la Malleacense, e l'Ughelli ed Agostino della Chiesa e il Terraneo ed altri gravi scrittori la confermano; ed anzi vi aggiungerò che i devoti della Valle qui concorrono ogni anno a celebrare il 29 maggio, giorno del miracolo.
Ma se desiderate udire altro di questi luoghi, vi narrerò cose non meno mirabili, che vi tempreranno le noie dell'aspra salita.
- Sì sì, proseguite, ve ne prego, io gli risposi.
- Ebbene udite. Fra i cenobiti che assistettero alla costruzione dell'Oratorio di S. Michele vuolsi ricordare il santo romito di Ravenna, Giovanni Vincenzo. Il bravo prevosto di S. Ambrogio vi avrà fatto leggere nei codici membranacei dell'archivio parrocchiale, che Giovanni, essendo arcivescovo di Ravenna, nel conferire la cresima dimenticò il fanciullo di una povera vedova, il quale morì senza il sacramento della confermazione.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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