L'arcivescovo ne fu addolorato, e colla preghiera ottenne da Dio la risurrezione del fanciullo, onde lo potè rendere, subito cresimato, alla madre. Salito in fama di santo per così segnalato miracolo, a fuggire le tentazioni della vanità, lasciò il seggio episcopale e si chiuse nella solitudine delle Alpi. Visse penitente sul Caprasio e poi tramutossi al Pirchiriano fra i cenobiti di S. Michele. Vien tuttavia ricordato sul Caprasio da una cappella alla B. Vergine, ch'egli eresse, e lo ricordano le sue spoglie mortali venerate nella chiesa di Sant'Ambrogio. Ma la più splendida memoria di lui è la Badìa, di cui lassù appariscono le rovine, che fu edificata col suo consiglio e patrocinio.
A que' tempi fu veduto salire per questi greppi un francese di grande autorità, Ugone di Montboissier, gentiluomo dell'Alvernia, detto lo Scucito. Avea seco la sposa Isengarda e sèguito numeroso; e veniva da Roma, dove erasi prostrato innanzi alla tomba degli Apostoli ad invocare dalla Chiesa perdono di gravi peccati. La Chiesa gli perdonò, ingiungendogli a penitenza, o di vivere sette anni esule dalla patria, o di edificare sulle Alpi un monistero.
- Edificherò un monistero - egli disse; e secondando la voce del cielo, ed animato da angeli apparsigli in sogno, venne fra queste Alpi, e andò sul Pirchiriano a richiedere di consiglio il romito Giovanni. Lascio nella loro integrità le pie tradizioni del luogo, per cui vi dirò che il signore d'Alvernia, giunto a questi dirupi, franto dai disagi delle salite e bisognevole di ristoro per sè e i suoi, aveva soltanto un'ampollina di vino, che però benedetta dal romito Giovanni si converti in vena inesauribile da dissetare la stanca compagnia.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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