Il disordine di que' tempi vien significato dall'istessa irregolare costruzione dell'edifizio, foggiata negl'irregolari picchi del monte; ed io lo vedeva espresso eziandio nelle strane figure intorno ai capitelli ed alle basi così delle ritte che delle ritorte colonne, miscuglio di arte romana e gotica, fatto più bizzarro dai ristauri di età posteriori. Visitiamo la Badìa a parte a parte. Facciamoci intorno all'enorme pilastro che ricorda quelli d'Egitto, e regge le vôlte principali dell'edifizio; saliamo e scendiamo nei tortuosi angusti andirivieni del monistero, per le alte scale intagliate nella roccia, sotto gli archi della chiesa, de' corridoi e delle grotte, qui fra lapidi impresse di gotici segni e di stemmi gentilizii, là fra teschi accatastati e fra cadaveri ritti entro nicchie, semicoperti da cenci, ed abbracciati alla croce, mummificati dal vento del Moncenisio, che perpetuo percuote quelle vette; e fra tanto sacro orrore sentiremo nell'animo il peso dei tempi feudali.
Che dirò d'una sera che, rischiarato da fiaccole per l'ampia scalinata, fra sepolcri e scheletri tornai ad affacciarmi alla mirabile porta del vestibolo, per cui si sale al tempio? Colonnette di marmo a diversi colori, attortigliate, cilindriche, ottangolari con base e capitello di varia foggia reggono quella singolar porta a tutto sesto, adorna di fregi e meandri in basso rilievo intagliati con ogni sorta di vezzi e fiori intrecciati, e coi dodici segni del zodiaco ne' pilastri. Ai quattro angoli d'una base di colonna sono scolpiti quattro grifoni, e ai quattro angoli d'un'altra base quattro leoni, di cui l'uno morde la coda all'altro.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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Badìa Egitto Moncenisio
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