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      A dir vero, per poco che il monte franasse, o qualche valanga di nevi giù rotolasse, nelle lunghe serate d'inverno, mentre le famiglie de' villici intorno ai loro focolari novellano di streghe e spettri, non istupirei di udire un dì o l'altro, che i morti di Avigliana per i fumaiuoli e le finestre fossero entrati nelle case impaurite dei vivi.
      I creatori di leggende aspettano per la fortuna de' loro versi qualche simile accidente dal cimitero aviglianese.
     
     
      XX.
     
      Visitai pure la bella chiesa parrocchiale di S. Giovanni ristaurata nel 1846, nella cui facciata di stile gotico è figurato un gigantesco San Cristoforo. Colonnette di mattoni rossi, con simboli de' vangelisti e la croce di Savoia scolpiti nei due bizzarri capitelli reggono l'arco a sesto acuto della porta d'ingresso. Nel vano dell'arco è dipinta Maria col divin Figlio e angioletti con musicali strumenti. Nell'atrio veggonsi antichi affreschi: entro la chiesa un pulpito di legno di noce bene intagliato, e la mirabile tela in cui Gaudenzio Ferrari ritrasse la Sacra Famiglia fra i martiri Crispino e Crispiniano, cogli arnesi dell'arte del calzolaio, e segnando appiè del dipinto l'anno MDXXXV. Una tela attribuita a Guido Reni e una Vergine del Moncalvo si ammirano nella cappella, ove sono in onore le spoglie mortali del beato Cherubino Testa di Avigliana. Domandai notizie del santo quivi sepolto, e il curato della chiesa mi rispose:
      - Cherubino Testa fu monaco Agostiniano, esempio di carità. Un dì gli si convertirono in rose i pani che distribuiva ai poverelli.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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