Quel bravo sacerdote volle essermi guida su per l'ampia scala, e ne' corridoi del grandioso monistero, ed introdottomi nelle sue stanze mi aperse libri e notizie manoscritte da lui raccolte, importanti alla storia del luogo; e mostrommi la lista araldica di cinquanta stemmi di maestri ed abati dell'Ordine Antoniano, ch'egli fece trarre dalle pareti del chiostro e colorire con molta diligenza.
Io ne segnai gli appunti in un quaderno di memorie, e già sulla soglia della piccola sua biblioteca io stava per uscire col cappellano e visitare la chiesa, quando m'imbattei a faccia a faccia con un prete francese, che già aveva conosciuto a Lione dal 1838 al 39, fra i più venerati e dotti amici dell'Ozanam, cui andiamo debitori di rare opere di letteratura storica e religiosa.
Deggio tacerne il nome per obbedire alla soverchia sua umiltà e modestia.
XXXIX.
- Oh Regaldi! sclamò il prete francese cingendomi il collo delle sue braccia.
- Oh! signor abate, risposi io facendo altrettanto. E stemmo alcun tempo guardandoci l'un l'altro con sorriso di gioia.
Alla fine l'abate prese la parola e mi disse:
- Mio caro, il proverbio non falla: i monti stan fermi e gli uomini s'incontrano.
- Oh! senza dubbio, risposi, con lui rientrando nella biblioteca al dolce invito del cappellano, e ci sedemmo l'un presso l'altro in vecchi seggioloni a bracciuoli.
- Gli uomini, seguitai a dire, si muovono e s'incontrano. Io incontrai l'ultima volta il nostro rimpianto Ozanam nel 1841 in Sicilia, innanzi alle storiate porte di bronzo della basilica normanna di Monreale, e in certe antiche parole di quella porta salutammo insieme gli esordi della lingua che divenne tanto armonica e divina nel poema dell'Allighieri, di cui egli fu sublime interprete filosofando cristianamente.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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