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L'Abate francese e il Cappellano chinando il capo sul sepolcro alternarono insieme una preghiera; e poi, mentre stavamo per uscire dal tempio, l'Abate dando un ultimo sguardo alla tomba del Gerson ripetč le memorande parole: Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
- Oh rispettabile Abate, gli osservai: un altro grande italiano, Giacomo Leopardi, come Giovanni Gerson pianse le miserie della vita
ĢE l'infinita vanitā del tuttoģ.
Ma il Gerson si confortava delle umane calamitā in Dio e nell'avvenire dello spirito immortale; all'opposto l'infelice Leopardi nella vanitā del tutto rimaneva agghiacciato dallo scetticismo.
- Oh beato l'uomo che serba la fede, questo tesoro preziosissimo dell'anima! proruppe il Cappellano riconducendoci nella piazzetta presso al simbolico piliere. -
Un colono di Alpignano, inteso ai lavori campestri della Commenda, trovandosi accanto al piliere, nell'udire il Cappellano far cenno di un tesoro, voltosi a noi disse:
- Se vanno in cerca di tesori nascosti, vadano al mio paese; ve n'ha uno sepolto sotto il castello, che non si č potuto scoprire. -
Il colono di Alpignano ci mosse a riso. Mi accommiatai con affetto dal Francese, che recavasi al luogo delle Chiuse ed alla Badėa di San Michele: ed io, ringraziato il buon Cappellano, volsi i pensieri e la persona al castello del tesoro.
XXXVI.
Il Musinč.
Prima di parlare di Alpignano aggiriamoci sulle balze del Musinč, ossia Monte Asinaro, che pių alto del Pirchiriano, sulla riva sinistra della Dora, sorge dal livello del mare all'altezza di 1168 metri.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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