Volli vedere l'idrofana39, pietra che fu chiamata pomposamente occhio del mondo. Non pochi luoghi in Europa posseggono l'idrofana, fra i quali le isole d'Iheroè, la Sassonia, l'Ungheria e la Francia; ma forse più che altrove, se ne rinviene in codesto monte del Musinè, e trovasi sparsa nelle vene di calcedonio e di serpentina dura, che da ogni lato e in ogni direzione attraversano quell'altura tutta serpentinosa.
XXXVII.
Io mi aggirava dunque tra le quercie e le viuzze del Musinè, quando m'avvenni in un bastracone di montanaro, che rovistava con lungo uncino tutte le pozzanghere fra quelle macchie, e domandatolo che facesse, mi rispose con sussiego:
- Cerco l'occhio del mondo.
E cercava l'idrofana, intorbidando le acque.
Andando oltre, e veduto veramente l'idrofana, udii il picchio di un martello sovr'un corpo di dura pietra; e traendo a quella parte, vidi uno scarpellino che tagliava un masso serpentinoso e ne formava una macina da grano.
- Oh! diss'io a quell'uomo attivo che sudava: Voi logorate le forze per averne una macina da molino di niun conto.
Ed egli, con sorriso di compassione:
- Tiro di martello questa macina, che riducendo in farina le mille sacca di frumento darà più guadagno di tutte le gemme del mondo.
- Ma pure colà giù presso al rio, quel pescatore dell'idrofana, con poca o nulla fatica raccatta tesori.
- Oh! mi rispose lo scalpellino molinaro, vossignoria prende un granchio, perchè quel cercatore quando ha raccolte le pietruzze colla scoria così informi le vende per poche lire, e lascia il guadagno agli speculatori di Torino, di Genova e di oltremare; mentr'io lavoro le mie macine, e tutto l'utile è mio.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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