Egli ne fece sede ben degna d'ogni più splendido signore. Nelle stanze del piano terreno avea raccolto un museo di storia naturale, e nel piano superiore, la parte più cospicua del castello, ornò sale, vestiboli e gallerie di stucchi ed affreschi, di statue e tele dipinte. Tutti lavori del suo ingegno, nei quali si ammira l'artista filosofo, che a principali soggetti elegge le scienze e la morale.
Le scuole diranno che il Revelli fu mediocre disegnatore, più felice nel trovare i concetti che nell'eseguirli; diranno ch'egli traeva grande effetto dal contrasto dei colori, de' quali però abusò, non osservando la gradazione e l'armonia volute dall'arte. Tuttavia, se pongasi mente ai tempi in che visse ed operò fra noi il Revelli, dobbiam pur dire che le sue immaginose invenzioni furono spesso con maestria eseguite.
Chi vuol giudicare dell'indole di questo facile pennello può vedere in S. Domenico di Torino La visione della Battaglia di Lepanto di S. Pio V; tavola, alla quale nuoce pur troppo la vicinanza della Madonna del Rosario del Guercino.
XLV.
I luoghi più notevoli del castello sono quelli chiamati - Il Tempio della Filosofia, - Il Paradiso della Sapienza, - e La Grotta dei Leoni.
Alla Filosofia il Revelli consacrò la sala più vasta, nella quale effigiò varie figure allegoriche ed immagini di filosofi; e in quattro medaglioni ritrasse l'età dell'oro e quella del ferro, Belisario cieco e la Storia illuminata dal Tempo.
L'artista vagheggiò idealmente l'età dell'oro, sogno de' pensatori, e con amorosa cura la dipinse nel suo miglior quadro.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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